Distinzioni e tecniche delle magie
Partendo dal presupposto, ormai chiaro, che la magia è unica e la colorazione o l‟aggettivazione è solo una classificazione di comodo, una prima distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell’operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco che a seconda di come viene usato può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste, inoltre, un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita né buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.
Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in cinque categorie:
- La quarta categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l’astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell’operatore (come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità).
- La magia da contatto è caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali.
- La cosiddetta magia simpatica o d’incanalamento, in cui l’effetto magico è perseguito tramite l’utilizzo di immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l’uso di amuleti e talismani).
- La terza forma di pratica magica è l’incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o formule magiche.
- La quinta categoria è quella di similitudine: il simile produce il simile, un esempio può essere quello rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell’animale che desiderano catturare.
Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago durante una pratica rituale ricorre all’intervento di un’entità soprannaturale, a seconda delle entità in questione, si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l’arte di evocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.